Pensione per chi ha debiti con INPS

pensionato

La pensione viene pagata lo stesso anche con debiti contributivi nei confronti dell’INPS e la domanda di pensione viene accolta comunque.

I debiti con l’INPS possono essere di varia natura e, purtroppo, incidere anche sulla pensione.

Per esempio, un lavoratore autonomo, e quindi assoggettato al versamento della contribuzione previdenziale, può contrarre dei debiti relativi proprio ai versamenti contributivi. Sono tanti che si chiedono se l’INPS alla luce di questi debiti può bloccare una domanda di pensione di un contribuente o può sospendere il pagamento di una pensione già in corso, magari tagliandone una parte.

Non versare i contributi previdenziali è una situazione che l’Inps monitora con attenzione, tant’è vero che tra le voci passive dei rapporti annuali che l’istituto presenta anche in Parlamento, sono notevoli queste mancate contribuzioni.

Inoltre, spesso i contributi versati dai lavoratori finiscono con il diventare cartelle esattoriali, passando di mano dall’INPS all’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Avere debiti con l’istituto previdenziale incide inevitabilmente sulle pensioni. Se sono debiti contributivi, cioè debiti sorti per il mancato pagamento dei contributi, l’incidenza è senza dubbio superiore.

Questo perché il periodo contributivo non versato, finirà con il non essere calcolato per liquidare la prestazione pensionistica.. Se si è già raggiunto comunque la soglia minima di 20 anni di contributi versati, che insieme ai 67 anni di età danno il pieno diritto alla pensione di vecchiaia ordinaria, la  pensione è garantita.

In termini pratici, i contributi non versati e quindi i debiti con l’INPS non incidono sul diritto a maturare una determinata prestazione previdenziale. Non ci sono dubbi da questo punto di vista perché effettivamente chi ha maturato il diritto alla prestazione, non lo perde perché ha dei debiti con l’INPS.

Diverso il caso di chi il diritto non lo matura se non utilizzando proprio quell’anno mancante.

Perché magari si trova con 19 anni di contributi e non con 20. In questo caso, nonostante i 20 anni di iscrizione all’INPS come l avoratore autonomo, la pensione non sarà liquidata perché effettivamente il contribuente ha versato 19 anni e non 20 come la soglia minima della pensione di vecchiaia prevede.

In questo caso per poter presentare la domanda di pensione bisogna prima coprire quel buco contributivo, provvedendo a pagare all’INPS i contributi omessi, naturalmente con interessi e sanzioni per ritardato versamento.

A prescindere da tutto questo, se la pensione è lo stesso liquidata e il versamento degli arretrati arriva postumo alla liquidazione del trattamento, occorrerà adoperarsi per chiedere il ricalcolo della pensione.

Con una domanda di ricostituzione infatti si può chiedere il ri- conteggio della pensione alla luce della nuova contribuzione versata, anche se riferita a periodi vecchi. Se questi periodi non erano stati considerati perché scoperti, nel momento in cui vengono coperti si possono far valere per il calcolo della prestazione.

Però, i contributi non versati all’INPS prima o poi andranno saldati. Se diventano cartelle, occorrerà fare i conti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Il concessionario alla riscossione che ha sostituito Equitalia può avviare tutte le procedure di esecuzione forzata per ottenere ciò che l’INPS avanza.

Pignoramenti, fermi amministrativi auto, confische sono le azioni che il concessionario può avviare. Ma anche se il credito dell’INPS è rimasto in mano allo stesso Istituto nei confronti del quale il contribuente l’ha maturato, poco cambia.

Infatti l’INPS potrà trattenere a rate sulle pensioni future l’intero ammontare del credito vantato nei confronti di chi, nonostante il debito, in pensione ci è andato comunque.

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